venerdì 22 giugno 2018

Perchè scrivere ?

Parlo di me , come sempre . Il mio rapporto con la pagina bianca è iniziato naturalmente leggendo:  Zanna bianca, La piccola Fadette , letture delle medie. O forse no, è iniziato ascoltando.  Prima le fiabe sonore con il mio portatile giradischi arancione : Il gatto con gli stivali, il soldatino di piombo, la piccola guardiana delle oche. C'erano parole e musica , le mie due grandi passioni. Dall'ascolto passai al desiderio , all'urgenza , al divertimento di scrivere io stessa, proprio per il gusto di rileggere il frutto del mio lavoro . Come un contadino che assaggia per primo il suo vino. Mi ricordo di un
lavoro di gruppo in seconda media , ci vedevamo a casa del Chiella in via Bramante per inventare una storia fantastica ed è inutile dirvi che il novantanove per cento delle idee provenivano dal mio cervello avido . Alla fine montai un racconto su una bambina che viaggiava per l'universo a bordo di un'astronave a forma di matitona esplorando pianeti monocromatici per poi approdare alla meta finale : il pianeta arcobaleno. Già ero matura per andare oltre il consueto , un po' più a fondo della maggiorparte delle mie coetanee immerse più di me nella scelta di vestiti ,trucchi , pettinature e tutto ciò che poteva farle sentire sempre meno bambine.Io stavo aggrappata alla mia ingenuità come un granchio allo scoglio , non ero pronta a fare il salto , odiavo le mie nuove tette sporgenti , il ciclo che vivevo come un'onta ingiustificata , gli sguardi sempre più invadenti del maschio .
Ero già problematica ma inoffensiva , chiedevo solamente che non mi rompessero più di tanto , avevo un gran bel da fare nella mia testa che proprio non riuscivo a canalizzare il flusso dei pensieri nuovi e sempre più ingombranti . Una diga naturale ( la mia immaturità suppongo) impediva loro di esplodere e lasciarmi libera o almeno più leggera. Se considerate che le mie letture estive in terza media si sono basate su Italo Svevo ( La coscienza di Zeno, Senilità ) potete farvi un quadro di quanto in salita poteva andare la mia vita sociale. Unica distrazione : il tennis , che praticavo senza troppa trance agonistica ma con un sano piacere di migliorarmi in uno sport che mi pareva fatto apposta per me : la giusta via di mezzo tra corpo e cervello ( nel mio caso prevaleva il secondo, ma ci stavo lavorando…). Il contesto poi era spaziale : Tennis Club Milano , anni ottanta … la crème de la crème ! Ho visto più snob in quel periodo che in tutti gli anni successivi … però mi è servito come allenamento : approdare al Liceo Classico Beccaria non fu una passeggiata per una come me . O forse sì , non so : la mia mente fu da subito offuscata dalla bellezza algida  e perfetta ai miei occhi inesperti del mio compagno di classe , un adone di un metro e novanta con una nonna simpaticissima. Ci persi il sonno con lui , ma non la verginità purtroppo. Anzi , non mi diede mai nemmeno un bacetto bollandomi come amica punto e basta e inaugurando così la triste lista degli amori sfigati di Barbara.
Pazienza, rivederlo anni fa ad una cena di ex alunni mi ha fatto capire quanto davvero fossi poco pratica di uomini , sempre un bel fustacchione non c'è che dire , ma niente per cui valesse la pena di elargire tutte quelle lacrime. Un merito però questo amore platonico a senso unico ce l'ebbe e pure pesante ,visto che sono ancora qui a scrivere dopo più di vent'anni .
L' "Ode ad Andrea Grassi" fu infatti la mia prima composizione ufficiale , una roba sdolcinata , con un lessico arcaico , ma la struttura c'era e anche la passione . Bingo! Non mi fece più tanto male da allora vederlo tutti i santi giorni , sentire dalla sua suadente voce di basso ( le professoresse lo sceglievano sempre come lettore di classe, le simpaticone !) le più belle poesie di Leopardi , Saffo , i sublimi versi di Dante ; avevo scisso l'ideale dal particolare , preso ciò che mi serviva per lavorare e gettato gli scarti . Spietata e fredda come mai ero stata . Da qui in poi amore e scrittura iniziarono a procedere su binari paralleli : non troverete mai la verità nei miei versi nemmeno a scavare per un secolo. Ciò che ho di più prezioso non finirà su un foglio …
e come disse la grandissima Alda Merini ( il mio mito immortale ) :

"Più bella della poesia è stata la mia vita".

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