giovedì 31 maggio 2018

Nella tana del ... Prof!

Lui era un uomo interessante , fisico allenato , un po' brizzolato , naso leggermente aquilino , denti da fumatore assiduo , segni particolari : era il suo professore di greco e latino .
Tutto iniziò una mattina , durante l'ora di religione . Lei aveva optato per l'alternativa , cioè un'ora libera in cui studiare o leggere o quel che voleva . Era appoggiata alla finestra che dava sul cortile della scuola , leggeva Proust in lingua originale  e , al solito , pensava. Lui le si avvicinò incuriosito dal libro , lo prese con fare autoritario , lesse il titolo e fece un mezzo sorriso compiaciuto . Si scambiarono due o tre parole sulla letteratura francese , nulla più . La campanella suonò, gli studenti si buttarono nell'intervallo come vespe intorno ad una costina , tutto normale , ma di normale per lei da lì in poi non fu più niente .
Il professore cominciò ad interessarsi alla sua vita privata , indagando  su eventuali relazioni sentimentali della studentessa , sempre in quell'ora buca , fino a sconfinare in ciò che di più intimo c'è per una ragazza di diciotto anni appena compiuti : il suo look . Le diede delle dritte su come valorizzarsi , sottolineando il fatto che con la gonna al posto dei soliti pantaloni sarebbe stata cento volte meglio . Lì per lì non gli diede retta , ma quelle parole dette da tanta autorevole fonte fecero breccia lentamente nel suo giovane animo . Si diede così alla ricerca di un suo nuovo stile , avrebbe comprato scarpe e gonna o almeno ci avrebbe provato .
Passarono due o tre settimane ed eccola spuntare in classe vestita da piccola donna in carriera : tacco medio , gonna sopra il ginocchio , un filo di trucco . Mancava solo il trench che , fortunatamente , non era riuscita a trovare . Non si curò molto degli sguardi dei compagni , mirava ad altro in quel momento , voleva vedere se quella nuova se stessa avrebbe interessato il cinquantenne che l'aveva così ben istruita .
Non si sa se fu la gonna , il tacchetto o il phard , tant'è che piovve un invito quasi immediato e lei ne fu molto lusingata . Non era un invito galante come si legge nei romanzi o si vede nei film , era più una roba del tipo : ti va di venire a casa mia a ripassare ? Ripassare o non ripassare , questo è  il problema...tentennò per qualche giorno , ma alla fine capitolò , spinta da una curiosità che la faceva sentire davvero , davvero cattiva .
Suonò , un po' tesa , al citofono dell'appartamento che le era stato indicato con tono prudente e quasi misterioso . La cosa le puzzava , la cosa la intrigava . Forse non si era portata dietro nemmeno i libri , forse non ne aveva parlato a nessuno , il mondo ignorava ciò che stava per succederle.
Entrò e lui aveva una strana espressione , da lupo cattivo magari un po' stanco di quel gioco . Lei era calma , preparata al peggio e sicura di sé . Si trovava in quella casa perché l'aveva voluto e adesso erano cavoli suoi . Il lupo le girò intorno , con fare predatorio . Lei non si scompose , andò alla finestra , dandogli le spalle . Tattica perfetta , deve aver pensato lui. In men che non si dica le fu dietro e non le ci volle molto per capire che non era un uni-posca a premere contro la sua schiena . Non si sentiva in imbarazzo , anzi .
Le cose scivolarono velocemente , senza troppi preamboli si finì nella camera di quello scannatoio travestito da studio … ah!se quei muri avessero potuto parlare …
Non fu molto divertente per lui ,immagino. Lei lo guardò così , con le braghe calate e lo sguardo maliardo e le vennero in mente tutte le caricature che il suo compagno aveva disegnato del professore e dei suoi colleghi , la voglia di ridere prese il sopravvento proprio in quel momento dove ridere è praticamente vietato. Non intendeva offendere la virilità del Dottore in lingue e letterature classiche ,nonché autore di svariati testi in materia ,prode cavallerizzo e tombeur de femmes universalmente noto. Non era nemmeno sua intenzione farselo proprio nemico. Quindi , con quel briciolo di serietà che riuscì a racimolare in un momento tanto grottesco , mormorò all'orecchio del prof desnudo una frase del genere : " Scusa , ma ho un fidanzato davvero molto geloso che mi sta aspettando qui sotto. Se non scendo subito farà un gran casino!". E corse giù dal suo invisibile cavaliere , con un misto di stupore ed incredulità , ma integra . Lupo o non lupo , stranamente da quel giorno in poi lei ebbe un 6-  fisso nelle sue materie , che avesse studiato o no .Cosa significava quel voto? Ad un passo dalla sufficienza ? Quasi sufficientemente donna ? "Sei meno" stupida di quanto pensassi ?
Non si sa , ma si seppe poi che lei non fu l'unica Cappuccetto Rosso ad essere attirata nella tana del lupo e  quest'ultimo qualche giorno di carcere se lo fece anche , per colpa della fretta di non aspettare che la donzelletta compisse almeno i diciotto anni.
In una cosa però ci aveva preso : la gonna alla mia compagna stava proprio da dio!

"E tu non sei un cazzo di niente" , a scuola di vita da Vecchioni

Non servono molte parole per introdurre questo pezzo , una poesia più che una canzone .
Un dialogo appassionato con il dolore , compagno di vita , nemico giurato e poi perdonato dopo averlo sconfitto . Gli accenni alla biografia dell'autore non allontanano chi ascolta , anzi lo coinvolgono in una cronaca di guerra eterna tra la sofferenza profonda ed il bisogno , naturale , di restare aggrappati alla vita . In questo caso ciò che ci salva non è un dio che non esiste , ma il fatto di scrivere e la musica , gli amici , la famiglia , i sogni , le emozioni , la vita insomma è più forte del dolore. Resta lo spazio per esprimere una sorta di  pietas  per un sentimento che , per sua natura , è condannato alla solitudine di un 'errabonda esistenza nascosta , un sentimento che qui è raffigurato con dita da ragno e occhi come voragini di pianto .

Ho conosciuto il dolore

Ho conosciuto il dolore ,
di persona  (s'intende ) ,
e lui mi ha conosciuto.
Siamo amici da sempre ,
io non l'ho mai perduto ,
lui tanto meno ;
che , anzi , si sente come finito
se, per un giorno solo ,
non mi vede o non mi sente .
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo ,
quando gli dò di gomito ,
quando gli dico in faccia :
" Ma a chi vuoi far paura? ".
Ho conosciuto il dolore:
ed era il figlio malato ,
la ragazza perduta all'orizzonte ,
il sogno strozzato ,
l'indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita.
Il brigante nell'angolo
nascosto, vigliacco, battuto tumore .
Dio, che non c'era
e giurava di esserci, ah! se giurava di esserci….
e non c'era .
Ho conosciuto il dolore
e l'ho preso a colpi di canzoni e parole ,
per farlo tremare ,
per farlo impallidire ,
per farlo tornare nell' angolo ,
così pieno di botte ,
così massacrato ,stordito , imballato ,
così sputtanato che , al segnale del gong ,
saltò fuori dal ring e non si fece mai più ,
mai più vedere .
Poi l'ho fermato in un bar,
che neanche lo conosceva la gente...
l'ho fermato per dirgli :
"Con me non puoi niente!".
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno ,
di essere condannato al suo mestiere ,
condannato al suo dolore .
L'ho guardato negli occhi ,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti , respiri interrotti ,
ultime stelle di disperati amanti .
"Ti vuoi fermare un momento?" - gli ho chiesto -
"Insomma , vuoi smetterla di nasconderti ? Ti vuoi sedere ?
Per una volta ascoltami ! Ascoltami
…. e non  fiatare! ".
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai , non puoi sapere
che mi passi come un'ombra sottile sfiorente ,
appena appena toccante ,
e non hai vie di uscita
perché , nel cuore appreso ,
in questo attendere ,
anche in un solo attimo ,
l'emozione di amici che partono ,
figli che nascono ,
sogni che corrono nel mio presente ,
io sono vivo
e tu , mio dolore ,
non conti un cazzo di niente!

Ti ho conosciuto , dolore , in una notte di inverno ;
una di quelle notti che assomigliano a un giorno .
Ma , in mezzo alle stelle invisibili e spente ,
io sono un uomo 
e tu 
non sei un cazzo di niente !

lunedì 28 maggio 2018

Venessia galleggia ancora

Torno a Venezia dopo una decina d'anni . La magia si rinnova già dal primo sguardo fuori Santa Lucia . L' aristocratica vecchia Signora appoggiata languidamente sulla laguna cosa avrà da raccontarmi , oggi ?
Turisti tanti , viaggiatori quanti ? Chi si sottrae al percorso standard degli incanalati tra i canali , scopre una città semi deserta e sempre misteriosa . La presenza delle osterie mi rincuora , si beve ancora bene con la spensieratezza di chi non deve poi guidare . I bambini che giocano nei Campi mi ricordano che qualche residente resiste , ma mi chiedo come potrebbe essere vivere qui , in un'oasi galleggiante , un'ampolla di vetro finissimo dall'equilibrio precario. Lo senti , lo respiri , lo tocchi lo scricchiolio costante. Da una parte navi da crociera che vomitano orde sterminate di umanità stereotipata e dall'aria vagamente annoiata . Dall'altra la tappezzeria logora di un broccato stinto sopra la gondola nera che per soli 80€ ( tariffa fissa , non si discute) ti illude per mezz'ora di essere un po' nobile.
Nei momenti in cui , volente o nolente , ti trovi circondato dalla massa forestiera non puoi far altro che mollare gli ormeggi e lasciarti cullare da quella babele di lingue , idiomi mischiati provenienti da tutto il mondo che , schiacciati in un ponticello largo due metri scarsi , rivelano per un attimo quanto siamo diversi come pesci di differenti specie in un acquario di incomunicabilità , bestie in cattività temporanea e consapevole. Non ci si può perdere a Venezia , ma non si può nemmeno scegliere esattamente dove andare . L'atleta americano si sveglia di buon mattino convinto di farsi la sua mezz'ora di corsa , ma ecco spuntare in fondo alla calle l'acqua che non puoi evitare . Allora torna indietro e ricalcola il percorso , un po' seccato da quella sosta indesiderata . Anche i navigatori satellitari non ti sono di grande aiuto qui , troppe distrazioni ti costringono a guardare in ogni direzione , ovunque è Venezia , così magnetica ed inafferrabile .
Cartier e davanti alle sue vetrine seduta una vecchia zingara col bicchiere dell'elemosina.
Piccioni e gabbiani , molti più gabbiani di quanti me ne ricordassi .
Qualche vecio su una sedia , un bell'uomo dai vestiti costosi ed eleganti , una bimba sul girello.
Il gondoliere mi racconta di quella volta che quasi cascava dalla gondola nel canale se non s'aggrappava al muro di una casa al volo , e mentre lo dice passa dall'altro lato del rio un collega più giovane che ha ascoltato e ora se la ride di gusto ; i due si scambiano due o tre frasi in dialetto stretto prima di scivolare via nel traffico del sabato pomeriggio .


martedì 22 maggio 2018

U jadduzzu ( il galletto )

Il bello delle canzoni tradizionali è il loro essere dirette. Più si cerca di nascondere , più si trova il significato vero , l'intenzione reale dell'autore . Qui si parla di un galletto stratosferico , un regalo della zia ( un cugino? ), un tipo alla Marlon Brando per intenderci . L'invidia della gente ha fatto sì che il ragazzo ( ops pardon! il galletto ) se la squagliasse dal paese , lasciando tutte le galline del pollaio talmente sconsolate da non riuscire più a fare neanche un uovo.
Ho cercato di lasciare il testo il più possibile vicino al siciliano , anche per una questione di rime e assonanze .Ci son termini intraducibili ma di comune esegesi , come "n'draghetista" qui nell'accezione di furfante , il "ganassa" lombardo per intenderci , oppure "femminaro" che rende meglio di "donnaiolo" , è più ruspante .


U jadduzzu 

O comare , bedda mia ,
aiutatemi a trovare
il galletto che perdìa
e nun sacciu com'hai a fare.
Il mio gallo canterino
notte e giorno mi cantava ,
mi cantava e mi diceva ,
mi faceva lu chicchirichì...
mi cantava e mi diceva ,
mi faceva lu chicchirichì...
Chicchirichì , cuccurucù ,
me lu rubbaru e non sacciu cu fu...
Chicchirichì , cuccurucù
me lu rubbaru e non sacciu cu fu .

Bella gente ,che sventura !
Questo gallo che perdìa
era il meglio del pollaio ,
fu un regalo di mia zia ,
era un gallo portentoso ,
ogni botta era un pertuso .
Fu l'invidia della gente
che lo fece squagliare di qua
Chicchirichì…
Era un gallo mascolino
becco lesto e cresta dritta ,
grande amante , femminaro ,                    
malandrino e n'dranghetista.
Le galline sconsolate
non mi fanno neanche un uovo ,
son perduta se non lo trovo
aiutatemi per carità !

domenica 20 maggio 2018

PIERANGELO BERTOLI - CACCIA ALLA VOLPE





Una delle mie preferite , per testo ,immagini e musica. Le parole son scelte con cura , ti senti dentro alla storia narrata , riesci perfino ad annusare l'umidità del sottobosco, ad ascoltare i due battiti : quello del cacciatore - uomo e quello della volpe - donna . Lei è  bionda , intelligente , scaltra , pratica del gioco dell'amore . Lui sembra un po' imbranato , innamorato ma indeciso , troppo pavido per quegli occhi furbi … 

Il finale è di un ritmo incalzante che trascina , la frase che cattura è  "Più che sparare a lei che ama , spara alla rabbia d'esser solo"... Un capolavoro , quasi un cortometraggio in musica .


Caccia alla volpe 


Suoni di passi nella via, lui bussa alla porta
ed entra in fretta ,dentro al cuore della notte.
Fuori che importa che ora è , c'è un buco nel tempo ,
quando una carezza lo fa vivere due volte .
A volte si cambia lo scenario per acquistare un pezzo di inutilità ,
dimenticando il tempo che non tornerà .
L'aveva conosciuta quando il treno parte
e ci si sente liberi di impomatarsi il cuore, di liberare uno sguardo forte .
Lei raccoglieva il duello e le schermaglie ,
giocava molto bene e come una volpe nascondeva il suo tesoro fra le sterpaglie .
Lui fuori dalla tana ad aspettar che uscisse , con quella testa bionda tra le foglie rosse ,
desiderando forte che non gli sfuggisse.
Coi sensi appesi al vento, la sente già accanto ,
fra le betulle e il sole e un'altra sera che viene
e sempre l'ultima occasione che perdi e allora … 

Fuoco, le mira alla fronte.
Fuoco, si spara alla volpe  ,si apre la caccia questa notte .
Fuoco, agli occhi di ghiaccio.
Fuoco, tra i rami di vischio ,
col cuore non perde le sue tracce.

La trova, la perde, la ritrova, ci lascia la carne e la paura .
Ma sa che non basterà una notte per avere la sua pelle o le sue trecce .
Ripensa ai suoi anni spesi male , a guardare la luna col cannocchiale ,


distante dal gusto della vita, ma adesso lei gli canta tra le dita .

Scende la nebbia , che silenzio , come se il bosco fosse spento .
Una manciata di nevischio copre le tracce sul percorso .
Meglio tornare, meglio andare, mette alle spalle il suo fucile .
Eppure quegli occhi di nascosto seguono sempre le sue mosse .
E sente che il vuoto torna ancora , col tempo diventa una preghiera
e più che sparare a lei che ama, spara alla rabbia d'esser solo
e torna di nuovo il tempo che il tuono si fa violento
e vuol sentire cantare un'altra età dalla sua gola
e il suo profumo nella notte gli fa strada , ricarica ancora, prende la mira e ...

Fuoco! 

Fuoco! 
Si apre la caccia questa notte.
Fuoco, agli occhi di giaccio.
Fuoco, tra i rami di vischio.
Col cuore non perde le sue tracce . 


Fuoco, le mira alla fronte.

Fuoco, si spara alla volpe ,
si apre la caccia questa notte .

mercoledì 16 maggio 2018

All'angolo

Un fazzoletto sporco ,
la crosta di una pizza ,
il filo che avanza dall'orlo ...
sono io per te : uno scarto .
Quando ben bene m'hai
adoprato e succhiato ,
mi molli a terra .
Male ti faccia
sapere che , tra i miei difetti ,
uno t'è sfuggito dalla lista .
Non mi arrendo mai .
Magari mi fermo all'angolo ,
a prender fiato e a studiare
il percorso più sereno
per dimenticarti
e ripartire .

lunedì 14 maggio 2018

angolo libri : Whisky , parole & una pala di r.h. Sin



Poesie per cuori in fiamme - recita il sottotitolo -, poesie scritte da un uomo che ha la pelle di una donna - dico io- . Poesie che ti consolano e ti danno forza , consapevolezza , dignità .
Non è l'amore il vero protagonista di questa raccolta del giovane poeta statunitense uscita pochi mesi fa . La lotta interiore per affermare il sé , l'autoconvincimento nelle proprie risorse e il desiderio di gridare al mondo che ce la si può fare a riemergere da una ,o più ..., delusioni .
Condivido quelle poesie che mi hanno maggiormente stimolato e vi invito a dare una lettura vorace
( son testi brevi ,scritti senza fronzoli ma profondi e veri ) .Tra l'altro il collega usa pochissima punteggiatura e quasi mai le maiuscole , inutile dirvi che il suo stile mi è parso subito familiare...


baratto moderno

se usi il sesso come merce di scambio
comunque vada
finisci fottuta





rottura

non sei mai stata quella giusta
non è mai stato amore
e non eravamo destinati
a essere felici insieme
eri solo necessaria

dovevo farmi ferire da te
per trovare la mia forza





tutte le piccole cose

se non ami il modo
in cui strizza gli occhi quando sorride
o il modo in cui le sue labbra
si incurvano
quando è piena di risate
smettila , cazzo , di farle perdere tempo





leggere il rimpianto

sei il capitolo della mia vita
che avrei dovuto saltare



angolo libri : Stronzi di Aaron James



Cos'è uno stronzo? Leggete questo libro per capire meglio la categoria di persone che più infastidiscono le nostre esistenze . Un saggio filosofico - psicologico - scientifico che inizia con una dedica particolare : " Ai miei genitori" ...

martedì 8 maggio 2018

Grazie

Grazie per avermi mollato
e dato in pasto al vuoto .
Grazie per avermi illuso
di aver capito chi fossi .
Grazie per i testi
che non hai cagato .
Grazie per la tua assenza
completa di buonsenso .
Grazie per l'amore
che hai tutto respinto .
Grazie per le lacrime
che hai abbeverato .
Grazie per le carezze
che non hai sentito .
Grazie per le maledizioni
che grazie a te ho inventato .
Grazie per avermi voltato
le spalle quando proprio
di te avrei avuto bisogno .
Grazie di apparirmi
ancora e sempre in sogno .
Grazie della porta sbattuta
in faccia come fossimo due uomini .
Grazie per esserti scordato
di me . E grazie anche a lei .
Infine grazie d'esser sparito
perché ora anche se ti rivedessi ,
non ti riconoscerei .
Mille volte grazie
e plausi all' istrione ,
che fa tanto rima
con quel noto nome ,
di quella nota canzone
dove Mina si sgola e poi
si fuma una sigaretta ,
mandandolo a cagare ,
sì , ma senza fretta ...

Fantasia da buttare

Seguì la foglia finché poté ,
dietro l'angolo la perse ,
il sottile rimpianto ,
un docile dolore
e poi nulla più .
Perché allora non cerchi ,
istruita dall'ordine naturale ,
come le cose perse ,
di morire anche tu ?
Un respiro a tutto campo ,
panoramica globale ,
un ultimo saluto ,
girare i tacchi e via !
Tanto rimarrà questo .
Di me , a lungo :
scie di sogni arrampicati
e piedi troppo fermi .
La paura l'ho smarrita
insieme al desiderio ,
chi guarda in me ora
non si spiega come
mi regga ritta ancora .
Piedi fermi , rispondo
leccando una lacrima al volo ,
e fantasia da buttare .

sabato 5 maggio 2018

angolo testi : "Vietato fermarsi" di Fabio Miani

Immersa nell'ascolto dei nuovi pezzi di uno dei miei cantautori preferiti , oggi  m'imbatto in quella che si suol definire la title track , ovvero la traccia che dà il titolo all'album .
Forse la canzone più "politica" di Fabio Miani , non a caso i versi che mi hanno colpita fin dall'inizio sono quelli in cui si dipinge "il buio" ( dell'anima) come un mostro coi denti e occhi tanto terribili da non poter essere descritti . Da qui parte un'invettiva breve quanto efficace sul tema dell'ingiustizia e del peso che riveste nella società contemporanea in cui , aggiungo io , la meritocrazia è svilita e denigrata per lasciare il posto ai soliti giochini di scambio ...
Quanto la depressione personale e l'ingiustizia sociale vadano di pari passo , lascio a voi di giudicare , ognuno secondo il proprio metro .

Vietato fermarsi

Io non so se è stato il tempo a cercarmi l'anima .
Mi dicevano di non piangere più ,
stare male adesso è solo una follia ,
è una follia ...
Ma io non c'ho creduto ,
ho guardato il cielo un'altra volta ,
sentivo caldo e bisogno di gridare .
Basta poco , un passo falso ,
poi l'inganno di una strada inservibile ,
troppo grande la mia solitudine ,
mentre sfogo la mia rabbia contro i muri
di questa stanza ...
Maledetti tutti i vincoli
che non lasciano che ostacoli
e la voglia di stare soli , con i mostri digitali ...
Noi siamo senza un'isola ,
cerchiamo il nostro mare con la musica ,
il mondo non ci fa così paura , ma la realtà ...
Io non so se è stata un'ombra
a fermare ancora il mio respiro ,
guardi il buio troppo a lungo
e va a finire che anche lui ti mette a fuoco .
E io l'ho visto , aveva i denti ...
E non venite a dire
che nessuno può dir cos'è un'ingiustizia :
non siamo stupidi , la vediamo troppo bene ...
Non siamo senza un'isola ,
finché c'è ancora tutta questa musica ,
il mondo non ci fa così paura , ma è la realtà
che ancora ci spaventa ,
e ancora ascolti questo grande vuoto :
è là che si fa duro il tuo bel gioco .
Ma è vietato fermarsi adesso ,
anche se senti quei tagli allo stomaco ,
anche se fuggi  , anche se piangi ,
anche se resti da solo negli angoli ,
senza nessuno , senza una voce ,
senza una luna che illumini gli alberi .
Respiro a fondo ,
mi basta il sole ,
mi basta il volo di un falco sugli argini ...
Mi basta il volo di un falco sugli argini .



martedì 1 maggio 2018

Il business dell'elemosina

Un cartello elettronico all 'ingresso del comune di San Lorenzo di Parabiago ieri  recitava  così :
" 350 € di multa a chi chiede l'elemosina".

Arriverà l'autunno

  Arriverà l'autunno, con le piogge e i suoi odori ed io ti avrò scordato. Perché mi attraversasti il cuore in lungo e in largo, senza a...