a Lucianino
Se non abbracciassi di tanto in tanto
la mia dolce follia,
madre di mani aperte dove
stanco il cuore in carezze infinite,
vivrei come chi non sa sognare
per paura di restare fuori.
Io che son nata al di là,
tra sbotti di solitudini care
e slanci cosmici di amore.
Non ho rabbia, odio non ho
se non per le crociate di ieri
e di oggi e per tutti gli impettiti
convinti di essere così
alti e sì potenti sopra me.
Anima immersa che lasci
intravedere altro che tessere
di uno spaventoso mosaico,
l'orrido mio roccioso
rifugio di diseredati.
Ecco ti accolgo figlio,
gemma fragile che scalpiti
e le tue dita sfuggono,
farfalle impazzite nell'aria
e occhi puri su codesto mondo,
spalancati di ansie ridicole.