giovedì 4 maggio 2017

C'era una volta un tale...

C'era una volta un tale,
uno parecchio tosto invero , per essere un mortale.
Ei amoreggiava con qualsivoglia donzella ,
basta che fosse mora ,non troppo alta e bella ,
il viso tondo , la caviglia snella da puledra e l'occhio a coccinella .
Si vantava , lo stupidino , di averne una per campanile , e con questa ho fatto quello e con quell'altra sul più bello...e via discorrendo , al punto che te ti perdevi il segno , di tante che ne contava.
Ora successe al poveretto che s'imbatte' per caso in una donna un po' particolare , una di quelle che non le daresti un soldo ,anonima e pure mezza matta , una che se le gira storto nemmeno ti saluta e magari il giorno dopo ti abbraccia forte e t'offre una bevuta.
Lí per lí non fu nulla , roba leggera , roba di una sera.

Ma più passava il tempo , più s'accorgeva che quella rinsallanùta gli mangiava il fegato , il cuore e tutta l'armatura.
Ci diventava pazzo a indovinare cosa avesse di speciale , e più non ci pensava e più gli capitava addosso , così , senza fiatare il ricordo che avea rimosso e che non poteva comandare.
Una notte , mentre sveglio come un folletto , al solito , lavorava alle cose sue , ella gli apparve innanzi. Ma non viva in carne ed ossa , piuttosto in guisa di fumo etereo ed egli quasi svenne , manco a farlo apposta. Lo guardava teneramente , con la dolcezza di una madre e lui , tremante , le si avvicinò colmo di fiducioso affetto e sognante.Fu in quell'istante che ella levò il braccio sopra la di lui testa china e , beffarda , sadica e gaudente gli mollò uno sganassone proprio sulla guancia molle.
La fatica che fece lui a nasconder l'onta fu tutt'uno con la vergogna che provò il fantasma per il gesto sì eclatante e di fatti svanì all'istante .
Quell'episodio invero assai strano ebbe però il merito di infondere nel poveretto una subitanea brama di scrittura per così dire ispirata all'avvenimento fumoso.
Ei scrisse la più bella ode per l'amata invisibile eppure così presente , come se quelle cinque dita avessero smosso un terremoto interiore , un furor di versi e note , insomma una canzone .
Divenne un cantastorie assai popolare , a corte tutti lo volean ascoltare , donne uomini e bambini , financo i cani erano ammaliati da quel cantico soave.
L'unica che provava disgusto per l'arte del menestrello era proprio la donzella che l'avea ispirata ed estratta . Ironia della sorte cieca e lestofante , tiro mancino d'un destino gabbacristiani ?
"Nescio , sed fieri sentio et excrucior . " ( verso tratto dal Carme 85 - "Odi et amo" - dell' amato poeta Gaio Valerio Catullo )

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